Il processo al tenore indagato per presunte irregolarità nella predisposizione del bando per la riconferma dell’ex Sovrintendente e l’affidamento di incarichi per la gestione del teatro Regio di Torino è finito con una sentenza di condanna.
Un’indagine andata avanti tre anni ha visto l’artista e esponente del movimento Cinque Stelle, candidato alla Regione Piemonte e al Comune di Torino, Roberto Guenno, alla sbarra per i reati di turbativa d’asta e traffico d’influenze. Per il primo capo di imputazione è stato condannato a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa, per il secondo assoluto perché il fatto non sussiste, seppure dovrà corrispondere al Teatro 7mila euro per le spese processuali.
Secondo la pubblica accusa, rappresentata in aula dal Pubblico ministero Elisa Buffa, l’indagato aveva sostenuto la nomina dell’ex Sovrintendente, anche chiamando in causa esponenti del suo partito e aveva ottenuto in cambio, sempre secondo il magistrato inquirente, promozioni. Un quadro accusatorio per il quale il Pm aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione e 600 euro di multa, mentre d’altro canto il tetro Regio, costituitosi parte civile nel processo penale, aveva avanzato una richiesta di risarcimento danni non patrimoniali pari a 30mila euro.
Le attività investigative, condotte dalla Guardia di Finanza, hanno ricostruito anche la carriera del tenore che era approdato al Regio nel 2000 e lavorato per anni come corista per poi essere nominato sovrintendente, ma – secondo gli investigatori – senza averne titoli. Una carriera lampo che lo aveva visto protagonista di incarichi prestigiosi, dapprima come tecnico-amministrativo, poi come assistente del sovrintendente. Una veste quest’ultima grazie alla quale aveva partecipato alla stesura del bando da 190mila euro per un appalto a una società di marketing milanese. Un iter, sempre secondo gli investigatori, che sembra fosse stato studiato nel dettaglio per favorire la ditta in questione e per questo considerato viziato.
Il procedimento proprio per questo era stato bloccato e le indagini su quel bando e sull’artista avviate nel 2021, fino ad arrivare al pronunciamento della sentenza nelle scorse ore. Un dispositivo nel quale i magistrati torinesi hanno riconosciuto le responsabilità del tenore nel reato di turbativa d’asta, ma non nel presunto scambio di favori con l’ex Sovrintendente.
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