L’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) nell’ambito sanitario sta facendo passi da gigante, anche se è ancora in fase di sperimentazione in molte aree.
I dati Istat dello scorso anno mostrano che il 47% delle aziende italiane utilizza l’IA nei processi produttivi, con una maggiore concentrazione nel Nord-est del nostro Paese.
L’intelligenza artificiale (IA) ha un potenziale enorme per trasformare il settore sanitario in Italia. Secondo uno studio della Rome Business School, l’adozione dell’IA potrebbe ridurre i costi sanitari annuali del 10-15%, equivalenti a circa 21,74 miliardi di euro. Entro il 2030, si stima che il mercato dell’IA nella sanità raggiungerà un valore di 3,19 miliardi di euro.
L’IA può essere applicata in vari ambiti medici, come dispositivi intelligenti, sistemi di monitoraggio remoto e robotica assistenziale. Queste tecnologie possono automatizzare fino al 36% delle attività sanitarie e sociali, migliorando l’efficienza e riducendo il carico di lavoro per il personale medico. Inoltre, l’IA può aiutare a fornire un’assistenza più personalizzata e tempestiva ai pazienti.ù
L’integrazione dell’IA nel sistema sanitario non solo allevierebbe il carico di lavoro degli operatori sanitari, ma migliorerebbe anche l’accesso alle cure per i pazienti, riducendo i tempi di attesa e mantenendo un servizio accurato e personalizzato. Questo è particolarmente importante in un contesto di invecchiamento della popolazione italiana, dove si prevede che entro il 2050 più di 3 italiani su 10 avranno oltre 65 anni.
L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nell’ambito sanitario sta facendo passi da gigante, anche se è ancora in fase di sperimentazione in molte aree. Ad esempio, all’Ospedale Universitario Sant’Andrea di Roma, un software avanzato aiuta i medici a identificare fratture che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Questo tipo di IA non sostituisce il medico, ma lo supporta, permettendo una seconda verifica da parte dell’operatore sanitario.
L’IA riduce anche i tempi di lettura degli esami come risonanze magnetiche e TAC, utilizzando il 60% in meno di radiazioni. Tuttavia, l’adozione dell’IA nel settore sanitario italiano è ancora limitata: nel 2023, solo il 26% delle aziende sanitarie ha programmato investimenti in questa tecnologia, e solo il 4% intendeva utilizzare i fondi del PNRR a questo scopo.
Secondo Valerio Mancini, è fondamentale mettere al centro la figura dell’essere umano nell’introduzione dell’IA, incoraggiando l’adozione e l’arricchimento delle competenze. I dati Istat del 2023 mostrano che il 47% delle aziende italiane utilizza l’IA nei processi produttivi, con una maggiore concentrazione nel Nord-est. L’IA è anche ampiamente utilizzata nei processi di vendita e marketing, sicurezza e IT, ricerca e sviluppo, e logistica.
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