L’Italia è stata deferita dalla Commissione Ue alla Corte di giustizia Ue per l’utilizzo abusivo e reiterato dei contratti a tempo determinato e per le condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola pubblica.
Precariato e mancato scatto di anzianità dei docenti a tempo determinato sono finiti sotto i riflettori della Commissione Ue che mette all’indice il nostro Paese colpevole di non aver adottato norme per vietare la discriminazione sulle condizioni di lavoro e l’uso abusivo dei contratti a tempo determinato; ma anche per non aver riconosciuto anche ai precari gli scatti di anzianità.
Nell’ultimo caso la commissione Ue si sofferma sulla mancanza di aumenti salariali basati su precedenti periodi di servizio anche per coloro che hanno prestato servizio come docenti precari. Gli stipendi degli insegnanti a tempo determinato in Italia non terrebbero in considerazione i precedenti periodi di servizio. Una discriminante, secondo la Commissione Ue, rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato ai quali, invece, questa progressione salariale viene riconosciuta.
Se quest’ultimo punto sembra essere un tema nuovo, la Commissione Ue è tornata a parlare di un ‘uso abusivo’ dei contratti di lavoro a tempo determinato. Una condizione che coinvolge non solo gli insegnanti, ma anche il personale amministrativo, tecnico e ausiliario impegnato nelle scuole pubbliche.
In questa mancanza la Commissione Ue non sembra avere dubbi circa il fatto che le autorità non abbiano messo in campo un impegno sufficiente a risolvere la questione e pertanto sta deferendo l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue, visto il netto disaccordo con quanto stabilito dal diritto europeo,
Sul caso è intervenuta anche l’Associazione nazionale insegnanti e formatori, Anief, che ha evidenziato come dopo ben 25 dall’approvazione della direttiva in Italia ancora non viene rispettata la disposizione europea ed evidenzia che sono oltre 400mila i docenti precari con più di 36 mesi di servizio che sarebbero stati vittime di questo abuso.
Diversi i sindacati che si sono pronunciati in merito, anche la FLC CGIL ha evidenziato la necessità di “procedere all’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili sia per i docenti che per il personale ATA e stabilizzare i posti di sostegno che sono oltre 130mila per dare prospettive certe a chi oggi, da lavoratore precario, permette alla scuola di funzionare. Anche sul versante salariale il governo non ha fatto nulla, stanziando risorse assolutamente insufficienti per il rinnovo del contratto che non solo non permettono di equiparare gli stipendi tra personale a tempo determinato e indeterminato ma neppure di recuperare il tasso d’inflazione”.
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