Roma si risveglia con una notizia che lascia un vuoto profondo nel mondo del cinema italiano. Adamo Dionisi, conosciuto da molti per il suo ruolo da protagonista nella serie Suburra, ci ha lasciati a soli 59 anni. Una vita vissuta intensamente, fatta di successi e cadute, di passione e dolori, che sembra essersi spenta troppo presto. Ma cosa ha portato via uno degli attori più apprezzati e controversi del panorama cinematografico.
Solo pochi giorni fa, Dionisi festeggiava il suo compleanno, ignaro che la sua salute, già fragile, stesse per cedere al peso di una malattia scoperta da poco. Era stato costretto ad allontanarsi dai set, a rinunciare a quello che per lui era diventato più di un mestiere: la recitazione era la sua salvezza, una via di fuga da un passato difficile. Le sue condizioni si sono aggravate in modo rapido, lasciando spazio solo al ricovero presso l’ospedale Fatebenefratelli di Roma, dove si è spento il 20 ottobre. Le parole commosse di un’amica sui social lasciano trasparire il dolore della perdita: «Mi avevi promesso un pranzo insieme».
Il pubblico ha conosciuto Dionisi come il temibile Manfredi Anacleti, capo della temuta famiglia rom protagonista di Suburra, ma la sua vita reale non era meno intensa di quella dei personaggi che interpretava. Nato a Roma il 30 settembre 1965, Adamo non è stato sempre un attore. Prima di scoprire il teatro, la sua vita si svolgeva in un ambiente molto diverso: era uno dei capi degli ultrà Irriducibili della Lazio. Una figura controversa, segnata anche da episodi burrascosi come l’arresto del 2001 per droga. Ma fu proprio nel buio di una cella a Rebibbia che Dionisi trovò una luce: il teatro divenne il suo rifugio e la sua rinascita. Partecipò a diversi progetti teatrali all’interno del carcere, scoprendo una nuova strada, che lo portò, una volta fuori, a dedicarsi completamente alla recitazione.
Il suo debutto nel mondo del cinema arrivò nel 2008, con il film Chi nasce tondo…, di cui fu anche co-sceneggiatore. Da lì, la sua carriera iniziò a prendere forma. Nel 2014 venne scelto da Abel Ferrara per una parte in Pasolini, un film biografico che gli permise di farsi notare anche a livello internazionale. Il suo volto segnato e la sua presenza scenica non passarono inosservati: l’anno successivo fu chiamato da Matteo Garrone per recitare in Dogman, un altro film di grande successo. E poi, la consacrazione: Stefano Sollima lo volle nel cast di Suburra, dove Dionisi diede vita al suo personaggio più noto, il boss Manfredi Anacleti.
Quella di Dionisi non è stata una carriera lineare. Oltre ai successi, ci sono stati momenti di caduta. Nel 2017, venne arrestato di nuovo, questa volta per un episodio di violenza contro la sua ex moglie. Un episodio buio, che però non riuscì a interrompere il suo cammino artistico. Anche dopo quel momento difficile, l’attore continuò a lavorare. Oltre al ruolo in Suburra, Dionisi prese parte a Brutti e Cattivi (2017), Morrison (2021) e più recentemente a Enea (2023) e Martedì e Venerdì (2024), film diretto da Fabrizio Moro e Alessio De Leonardi, che è uscito nelle sale cinematografiche lo scorso febbraio.
Ma chi era davvero Adamo Dionisi? Un uomo segnato da una vita tumultuosa, da alti e bassi, che ha saputo trasformare le sue esperienze più difficili in energia per i suoi personaggi. La passione per la recitazione che scoprì in carcere gli diede una nuova direzione, un nuovo modo di esprimere se stesso. Non era solo un attore: era qualcuno che conosceva il dolore, la rabbia, la redenzione. Dionisi portava sullo schermo non solo il talento, ma anche un bagaglio personale fatto di lotte interiori e scelte difficili.
Le sue interpretazioni erano intense, cariche di realismo. Non interpretava i suoi personaggi, li viveva. Il ruolo di Manfredi Anacleti in Suburra, con il suo sguardo glaciale e la sua violenza silenziosa, è forse il più rappresentativo di questa profondità. Un personaggio che, pur essendo uno dei “cattivi”, riusciva a trasmettere qualcosa di umano, di comprensibile, come se Dionisi mettesse una parte di se stesso in ogni scena.
I fan lo ricorderanno così, con quel volto duro e segnato, ma anche capace di emozionare. Una carriera che avrebbe potuto dare ancora molto, interrotta troppo presto. Il cinema italiano perde un interprete autentico, capace di portare sullo schermo la crudezza della vita, senza mai dimenticare la sua umanità.